“Io sono Zawadi”: un insegnamento che vale anche per noi (l'articolo)
A nessuna latitudine è facile nascere con severe menomazioni fisiche. Oltre ai problemi reali, concreti, quotidiani richiesti soltanto per resistere e sopravvivere, bisogna fare i conti con l’atmosfera che si respira intorno al proprio “caso”, dentro la comunità di appartenenza, in mezzo a un determinato tipo di società. Di solito domina, nel bene e nel male, il pregiudizio, cioè l’idea sulla disabilità preconfezionata nell’immaginario collettivo. Finta compassione e reale emarginazione vanno a braccetto, anche nel cosiddetto “mondo evoluto”, europeo e occidentale. Certamente qui da noi abbiamo fatto passi in avanti. Ma dobbiamo ancora imparare. Imparare da chi, in un contesto molto più complicato, non ha voluto considerare la condizione di disabilità come una condanna irrevocabile alla miseria, economica ma anche morale.
La storia di Zawadi ci insegna che un’altra strada è possibile. Nato nel cuore della Tanzania con una paralisi cerebrale infantile, Zawadi riesce a comandare solo il suo piede sinistro; gli altri arti sono fuori dal suo controllo. Nella sua casa dal pavimento di terra, già da bambino inizia a sognare di frequentare una scuola. La strada è in salita, le difficoltà di accettazione sono infinite, i maestri e gli altri ragazzi lo rifiutano.
Zawadi in swahili significa "dono" è sorprende che questo nome sia stato dato da genitori tanzaniani al loro bambino affetto da tetraparesi spastica. Sì, perché in Tanzania come in molti altri paesi del continente africano, partorire un figlio disabile è una maledizione. Lo stigma è ancora radicato tanto che la madre porta la colpa di tale nascita e spesso il marito abbandona lei e il nuovo nascituro per non portare l'onta della disgrazia. Ecco che dare questo nome al proprio figlio disabile è un atto coraggioso e di speranza. Grande speranza perché nascere disabile in Tanzania significa superare ostacoli enormi che vanno dalla mancanza di assistenza giornaliera, presidi sanitari difficilmente raggiungibili, accesso limitato ad informazioni e quasi nessun supporto per l'educazione.
Nonostante che l'illuminato Julius Nyerere primo presidente della Tanzania, già nel 1970, avesse dichiarato come prioritaria l'educazione per sconfiggere la povertà del paese, la realtà dei fatti è ben diversa. Tanto che Zawadi fino ai dieci anni non ha potuto avere un'istruzione, accolto e poi rifiutato da numerose scuole perché incapaci di seguire con strumenti adeguati un bambino che parla con difficoltà e che riesci solo a comandare un solo piede.
Zawadi e la sua famiglia non si arrendono: la mamma si carica il figlio sulla schiena e bussa a tante porte. Finalmente una si apre: è la porta di una onlus italiana, Nyumba ali (Casa con le ali, nata dalla volontà e intraprendenza degli coniugi Bruna Fergnani e Lucio Lunghi), che accoglie, cura, nutre e istruisce bambini disabili.
L'incontro con l'Associazione Nymba Ali dove l'impegno dei bolognesi Bruna e Lucio ha dato vita, nella regione di Iringa, a tre centri per la riabilitazione e la socializzazione di bambini e bambine disabili, offre a Zawadi la possibilità di comunicare e istruirsi attraverso un computer speciale. Quotidianamente, Zawadi frequenta il centro, che si dota di computer, programmi ed educatori professionisti. Zawadi impara a leggere e a scrivere, la matematica, l’inglese, e tutto ciò che gli permette di sostenere e superare gli esami che concludono i 7 anni della scuola primaria.
Meno di un mese fa, Zawadi ha superato con successo gli esami della scuola primaria e ha appena pubblicato il libro "Io sono Zawadi" (edito da Progetto Cultura) che racconta attraverso il suo sguardo sincero il percorso difficile della sua emancipazione e le sue aspirazioni future, tra cui quelle di diventare avvocato per poter un giorno difendere i diritti di chi come lui convive con la disabilità.
Il libro è stato presentato presso più di una scuola in questi ultime settimane in tutta l’Italia con la presenza di Zawadi grazie all’interessamento dell’associazione “Docenti senza frontiere”. E infine Zawadi è “sbarcato” al Muse, il museo della scienza di Trento, suscitando applausi e interesse unanimi. Una storia semplice (non molto lontana da quella della Sedia di cartone) che parte dalla determinazione di una famiglia desiderosa che il proprio figlio venisse considerato “normale”, perché in effetti Zawadi lo è.
Piergiorgio Cattani e Federica Detassis
Giovane tetraplegico dalla Tanzania a Ferrara. Il 18enne racconterà la sua storia ai coetanei alla Sala Estense (l'articolo)
Zawadi Misgala, un ragazzo di 18 anni proveniente da un villaggio nel cuore della Tanzania e affetto da tetraparesi spastica, sarà a Ferrara per presentare il libro “Io sono Zawadi”.
L’incontro, organizzato dall’associazione Nyumba Ali (fondata dai ferraresi Bruna Fergnani e Lucio Lunghi) in collaborazione con l’Istituzione Scolastica del Comune di Ferrara, si terrà mercoledì 12 ottobre dalle 10 alle 12 alla Sala Estense, alla presenza di insegnanti e studenti di diverse scuole elementari e medie di Ferrara.
L’autore riesce ad avere un buon controllo solamente di un piede. Grazie all’aiuto degli strumenti portati nel centro diurno della Nyumba Ali ad Iringa da Francesco Ganzaroli (educatore del Comune di Ferrara) Zawadi ha iniziato sei anni fa a comunicare ed a scrivere arrivando a superare in maniera brillante gli esami della scuola pubblica.
Ora ha scritto un libro sulla sua storia, una testimonianza straordinaria di come vive e vede il mondo un ragazzo disabile in un paese dove, di norma, alle persone come lui non è consentito avere un ruolo attivo nella società. Zawadi sarà presente per interagire con gli studenti, aiutato dalla mamma Rose e dal mediatore culturale Adam.
Le letture di brani del libro da parte di Marcello Brondi, intervallate con la presentazione di oggetti, video e musiche legate alla cultura della Tanzania, renderanno l’incontro particolarmente vivace ed interessante.
Zawadi è a Ferrara ospite della “Città del Ragazzo” e nei prossimi giorni incontrerà anche gli studenti del liceo scientifico “Roiti” e, il 15 ottobre alle 17 in via Montebello 8, i cittadini interessati a conoscerlo. Il libro con la firma speciale fatta “col piede” da Zawadi stesso è già un “must” per tante persone.
Gli appuntamenti di Ferrara seguono quelli di Bologna, Modena, Trento (all’interno del Muse), Mantova, e precedono quello di Roma presso la Comunità di Sant’Egidio a cui seguirà la partecipazione ad un’udienza di Papa Francesco.
Ci sono molte storie che andrebbero raccontate. La vita del diciottenne Zawadi è una di queste.
Nato nel cuore della Tanzania con una paralisi cerebrale infantile, Zawadi riesce a comandare solo il suo piede sinistro; gli altri arti sono fuori dal suo controllo. Nella sua casa dal pavimento di terra, già da bambino inizia a sognare di frequentare una scuola. La strada è in salita, le difficoltà di accettazione sono infinite, i maestri e gli altri ragazzi lo rifiutano. Zawadi e la sua famiglia non si arrendono: la mamma si carica il figlio sulla schiena e bussa a tante porte. Finalmente una si apre: è la porta di una onlus italiana, la Nyumba ali (Casa con le ali, nata dalla volontà e intraprendenza degli straordinari coniugi Bruna Fergnani e Lucio Lunghi), che accoglie, cura, nutre e istruisce bambini disabili. Quotidianamente, Zawadi frequenta il centro, che si dota di computer, programmi ed educatori professionisti. Zawadi impara a leggere e a scrivere, la matematica, l’inglese, e tutto ciò che gli permette di sostenere e superare gli esami che concludono i 7 anni della scuola primaria.
Zawadi ha deciso di raccontare la sua storia in un libro che è stato tradotto e pubblicato in Italia (Io sono Zawadi, ed. Progetto Cultura). La pubblicazione del libro è stata finanziata grazie al contributo di molti donatori privati e dall’Associazione Docenti Senza Frontiere.
La Nyumba Ali ha organizzato per Zawadi, la sua mamma e il suo “maestro di sostegno” un viaggio in Italia per presentare il libro: il Liceo Galilei ha colto questa occasione e lunedì 3 ottobre 7 classi hanno potuto ascoltare la storia di Zawadi, porre domande e riflettere su tanti temi: la disabilità, il diritto allo studio, l’incontro con realtà diverse dalle nostre.
Ci sono molte storie che andrebbero raccontate e quella del diciottenne Zawadi è una di queste. Nato nel cuore della Tanzania con una paralisi cerebrale infantile, Zawadi riesce a comandare solo il suo piede sinistro; gli altri arti sono fuori dal suo controllo...continua
Si sta concludendo in questi giorni l’ultima fase delle attività di formazione previste dal progetto “Inclusione scolastica dei minori disabili nel Distretto di Iringa in Tanzania” che ha come argomento la Comunicazione Aumentativa Alternativa (continua...)
Non si può dire che conosca la Tanzania. Ma ho avuto la fortuna di visitarla più volte e non con gli occhi del turista…
La Tanzania è grande, un territorio vasto, è quattro volte l’Italia, ma come in un frattale ogni sua parte contiene il tutto. Nei muri delle case, fatti della sua terra rossa, c’è tutto lo sfruttamento che quelle terre hanno subito e subiscono ancora oggi. Nei piccoli bazar che trovi lungo le strade che tagliano la savana trovi il caos delle grandi città. Negli occhi di un bambino trovi tutta la storia, il tempo, le speranze, le promesse disattese, le tradizioni, i sogni ancora vivi, la superstizione di una terra antica e giovane al tempo stesso. (continua...)
Il primo post del mio rapidissimo viaggio in Tanzania per le feste pasquali 2015, lo dedico alla Nyumba Ali, la casa di Bruna e Lucio e delle loro ragazze, che di giorno si trasforma in una casa con le ali per accogliere i bambini di Iringa che hanno difficoltà motorie di vario genere e gravità...(continua)
Sul blog tanzaniano olivermotto.blogspot.it la descrizione, in shwaili, e le immagini dello storico accordo tra la Nyumba Ali, il comune di Ferrara e il ditretto di Iringa. La base per una collaborazione pluriennale per la formazione di insegnanti specializzati nella formazione dei bambini con disbailità comunicative.