14 aprile |
Carissimi Precipitata in un mondo antico sto riappropriandomi di antiche parole , di cui cerco il vero significato nel mondo virtuale ; il miscuglio vecchio-nuovo, scienza-magia, tradizione-innovazione non mi sconvolge piu’. Essere grati non e’ più di moda, spesso si pensa che tutto ci sia dovuto, il dono e’ quasi scomparso dal nostro orizzonte, ma c’e’ chi e’ ancora capace di doni tanto più preziosi perché inusuali: la nostra associazione ha ricevuto da Una Strada il dono dell a sponsorizzazione economica del corso di formazione di quest’anno . Non si tratta solo di denaro, si tratta della rottura di una barriera di competitività che ha contagiato anche il mondo del volontariato. La caccia agli sponsor , il proliferare di associazioni , i problemi economici inducono molti, non tutti, a coltivare solo il proprio orticello solidaristico, riproducendo anche nel mondo del volontariato le dinamiche di autoreferenzialità, che mi sembrano essere il pilastro della cosiddetta società postmoderna. Aiuto per formare donne che si dedicano agli ultimi, dare loro gli strumenti professionali per non soccombere di fronte a Beta e a Zawadi, costruire una nuova visione delle disabilità e dell’infanzia. E gli amici di Una Strada ci hanno aiutato ad attivare anche quest’anno un corso di formazione; senza di loro non saremmo stati in grado di proseguire su questa pista, poco appariscente ma necessaria . Vi ricordo i passi fondamentali . L’anno scorso siamo riusciti a mettere in piedi un corso di formazione per le nostre dade: l’impegno e’ stato così grande da tutti i punti di vista che abbiamo pensato di coinvolgere altre associazioni , sembrandoci stolto scomodare tante persone e risorse per le nostre sole tre dade . |
E’ terminato il primo step : ventidue donne provenienti da sette diverse realtà hanno studiato, ascoltato , sperimentato, giocato, riso ; ventidue donne hanno guardato immagini e film, hanno imparato il significato di paralisi cerebrale, osservazione, epilessia, gioco, sviluppo motorio ... Ora e’ iniziato il tirocinio sul posto di lavoro e le dade possono ricadere nell’inerzia, nel ripetere inutili gesti noti; ora i responsabili dei centri devono accompagnarle nel nuovo con delicatezza e fermezza, ora l’alibi della non conoscenza non e’ più valido . Bruna |
24 marzo |
Carissimi Ricordate Athuganile ? la fatica per inserirla in una scuola superiore? la mamma che non ha voluto accompagnarla a Dar per l’operazione ? La dada Mpendwa parla a lungo con Athu , le spiega che l’unica soluzione e’ frequentare la scuola dell’anno scorso , la invita a dire se ci sono problemi , la incoraggia . Paghiamo la prima rata , circa mezzo milione di scellini ( circa 250 euro) e Lucio accompagna Athu a scuola . Il giorno dopo Athu scappa , noi e la madre saremo avvisati della sua scomparsa due giorni dopo. Una ragazzina disabile che cammina a malapena e’ fuggita dalla scuola recintata, e’ scesa senza problemi da un dirupo , ha percorso chilometri . Dov’e’? in casa , la madre era andata via e lei si era rifugiata in casa . Nuove parole vuote , la madre introvabile, poi la notizia che e’ stata messa sul dala dala e rispedita a scuola . Vado a controllare : a scuola non c’e’ e questa volta non e’ in casa . Madre , insegnanti , direttore, matron del collegio tutti tranquilli , noi sapendo cosa accade alle ragazze non siamo tranquilli , ma non possiamo far altro che aspettare. Chiedo a direttore , matron , guardiano come e’ possibile che ci si accorga solo dopo due giorni che una ragazza e’ scappata dal collegio (niente appelli ? Come ha scavalcato il filo spinato? ) e per risposta ho sguardi vuoti , solo un piccolo guizzo quando dico che forse e’ il caso di denunciarne la scomparsa . Il guizzo ha riattivato il cervello del direttore : non posso denunciare nulla perche’ non sono la madre e la scuola ha gia’ fatto il proprio dovere telefonando. Per due giorni aspettiamo , inquieti , pieni di domande e di paure e Athu ricompare : si era rifugiata , assieme alla sorella maggiore, da un parente lontano che l’ha riportata a casa . E’ chiaro che a noi non si racconta nulla di vero , e’ chiaro anche che non vuole tornare a scuola , chiedo un colloquio col direttore per riavere indietro parte della tassa scolastica , sottolineo che c’e’ una responsabilita’ della scuola se una ragazza scompare e nessuno se ne accorge , le tento tutte, ma i soldi sono soldi , unico motore della scuola e, forse, della vita locale . Ritorno da Athu e madre , mi porto dietro la dada che ripercorre tutta la storia sottolineando che noi piu’ di cosi’ non possiamo fare , che abbiamo chiesto piu’ di una volta se c’erano problemi ecc. La madre racconta come sia difficile capire cosa voglia Athu , dalla voce emerge sofferenza , sembra sincera , qualche crepa si delinea nel quadro che mi sono dipinta. Dopo tante , troppe parole si raggiunge l’accordo: Athu tornera’ a scuola , se ci sono problemi ne parleremo con il direttore , e’ l’unica possibilita’ che ha di studiare , inoltre mezzo milione di scellini non si buttano via cosi’, non siamo noi che abbiamo voluto mandarla a scuola e’ lei che l’ha chiesto supplicando, ricordiamo le difficolta’ per trovare una scuola , i risultati dell’esame . - Vado in bagno e vi aspetto vicino all’automobile- I classici , interminabili saluti , raggiungiamo l’auto , Athu non ’e’ , i vicini dicono che e’ corsa via . Corsa via di nuovo saltellando su una gamba sola , corsa non si sa dove , corsa cosi’ lontano che la madre non la trova . Ritorniamo a casa , il giorno dopo Athu e’ di nuovo sola in casa, non risponde a nessuna delle nostre domande , neppure un mi dispiace , una scusa , solo la richiesta di andare in un’altra scuola che le piace di piu’, alzata di spalle quando le chiedo perche’ non l’ha detto prima. Rinuncio , me ne torno a casa con un peso enorme nello stomaco . Tentiamo Lucio ed io di recuperare materasso e corredo rimasti a scuola, nulla da fare ci vuole Athu per il riconoscimento. Andiamo a prendere Athu : hanno rubato tutto e quando dico tutto vuol dire persino una scopa che costa come una caramella. Adocchio il materasso che avevamo comprato , cosi’ bello e nuovo spicca nello squallore del dormitorio , ma neppure quello riesco ad avere indietro: la matron fa vedere il bastone ad Athu e lei dice che non e’ quello e ne indica uno lercio abbandonato in un angolo. Reclamiamo i nostri diritti e ... la matron tenta di chiuderci dentro il dormitorio , corriamo il rischio di essere presi a botte , ma c’e’ Lucio e vi garantisco che la sua reazione ha messo paura anche a me . Ho sentito la rabbia che saliva e ho avuto paura di non poterla controllare , mi sono spaventata di me stessa perche’ i pensieri che hanno attraversato la mia mente non appartenevano alla mia storia e alla mia cultura. A casa le dade, indignate, mi hanno quasi obbligata a denunciare il tutto alla polizia , sostenendo che io dico sempre che i diritti sono diritti e vanno rivendicati . Per far contente le dade , e per mostrare coerenza tra parola e azione , ho perso ore dalla polizia , mi sono imposta di non dire nulla di sgradevole , ho lasciato parlare la dada Mpendwa e dopo i soliti riti di scuse la promessa di una telefonata per dirimere la questione . Sto aspettando da piu’ di due mesi . Athu ha perso il nostro sostegno , ma probabilmente trovera’ altri wazungu che , come noi , si commuoveranno e sganceranno quattrini , noi abbiamo perso i soldi che voi ci avete affidato per aiutare le persone come Athu , ma soprattutto abbiamo perso un altro po’ di fiducia. Da che parte pende ora la bilancia della casa con le ali ? dalla parte di Mage , Ageni , Viki e dei bimbi del centro diurno . Un abbraccio Bruna |
3 febbraio |
Carissimi, dopo un periodo intenso d’avvenimenti e d’emozioni riprendo il filo della nostra conversazione virtuale. Sono tornata a casa assieme a Chiara, in tempo per festeggiare Natale e l’anno nuovo. Alla riapertura del centro mi sono vista arrivare in veranda tutte le donne di casa, guardiana compresa. “Abbiamo bisogno di parlare con te” “ Mama tu adesso sei tanzaniana e ti facciamo le condoglianze seguendo la nostra tradizione “ Dopo i festeggiamenti dell’anno nuovo da Francesca, siamo andati a Dar, un po’ di mare, l’accoglienza di Andrea e di Francesco, il primo è un nuovo amico, della famiglia di Chiara, un nuovo amico che, dopo i parchi del nord, ha percorso un pezzo di strada assieme a noi. Il secondo è il regalo inaspettato, sognato da tanto tempo finché non ci siamo stancati di sognare: è un neuropsichiatra infantile ! è arrivato da noi in modo inaspettato mettendo a disposizione la sua esperienza, la sua professionalità, la sua umanità. E’ tutto iniziato durante una cena a casa di Chiara “ Che cosa ti occorre?” domanda un’amica “ Un neuropsichiatra infantile.” Poi subito “la sciamo stare i sogni, ho bisogno di pannoloni, Ageni e Viki ne consumano tanti e ho paura di restare senza provviste “
La mattina dopo l’email di Francesco, l’incontro a casa di Chiara e il nove gennaio è arrivato alla Nyumba Ali. Avere un esperto è chiedere spiegazioni, esprimere dubbi, paure, speranze, ascoltare parole inappellabili e sincere, capire comportamenti, rinunciare a speranze ingenue, rivivere giorni da dimenticare e indimenticabili, interrogarsi sul futuro, ritornare al significato profondo delle parole, iniziare un nuovo percorso. Francesco ha valutato Viki, Mage e tutti i bambini del centro, sono arrivati a casa nostra mamme e bambini accompagnati da volontari italiani. Ogni volta la richiesta diventerà come gli altri bambini? Camminerà? Parlerà? Andrà a scuola? , la fatica e la sofferenza nel dire la verità, le parole di conforto, la visione nebulosa di un futuro che potrebbe essere migliore, sempre il grazie sincero di mamme, nonne e padri. “Il dottore non ha la medicina che guarisce mio figlio, ma mi ha detto che mio figlio mi riconosce, mi ha spiegato perché fa cose strane, non ho capito tutto ma ho capito che non è colpa mia se non cammina e non parla “ Viki ha un disturbo generalizzato dello sviluppo e c'è ben poco da fare se non prendersi cura di lei e noi continueremo ad aver cura di lei, continueremo a gioire delle sue buffe espressioni, a controllarla, a scoraggiarci quando combina guai, a sentirci felici quando ci regala baci smoccolosi. Adesso che abbiamo dato un nome alle stranezze di Viki, possiamo convivere con la sua e la nostra malattia; la nostra malattia, inguaribile, si chiama vikite. Chiudo con una bella notizia. Zawadi è tornato da noi! Dada Tuma l’ha accolto nella sua nuova casa, costruita con prestiti vari, uno dei quali legato all’accoglienza di Zawadi. Un abbraccio Bruna La foto in allegato è di Beta , un grazie fotografico a Francesco che ha letto nei suoi gesti parole che non non eravamo in grado di leggere |
Carissimi
Il tempo misurato secondo le regole del Sistema Internazionale riserva ben poche sorprese , se e’ vissuto ha un andamento imprevedibile e non lineare ; immersa nel mio tempo irregolare, non mi sono accorta che non vi scrivo da mesi e oggi provo a ridare un senso lineare al trascorrere dei miei giorni . Quest’anno molti sogni,che sembravano irrealizzabili, si sono concretizzati e molti progetti che sembravano gia’ concretizzati sono rimasti semplici pensieri , che ogni tanto riemergono conditi di rimpianto e di amarezza .
Sogni realizzati : sono venuti nella casa con le ali un neuropsichiatra infantile , il presidente della Nyumba Ali , esperti di C.A.A e mio fratello , da gennaio ad ottobre queste persone si sono davvero materializzate e hanno condiviso cibi , pensieri , sogni , delusioni ,risate ,pianti , strade dissestate , cieli stellati , sorrisi , parole incerte , lacrime , canzoni.
Francesco B. ci ha tolto molte illusioni sul futuro di Viki e di alcuni bambini del centro , ma ci ha regalato la consapevolezza , ci ha aiutato a guardare negli occhi la malattia mentale e ad averne meno paura , abbiamo imparato nuove parole incarnate per sempre nei volti dei nostri bambini , abbiamo imparato ad accettare sentenze inappellabili , siamo diventati piu’ adulti anche se questa parola applicata a noi puo’ far ridere , piu’ che adulti anagraficamente,e non solo, siamo vecchi.
Mario, Rossella e Sara : le tombole e le lotterie , gli incontri nelle scuole , il passato , il presente e il futuro dell’associazione . Viki che faceva da guida a Mario , Mario che incantava Viki , le torte di Rossella ,la sua sensibilita’ , il sorriso speciale di Sara , la gita a Dodoma , gli abitanti di Iringa stupiti del bianco cieco che si muoveva come se ci vedesse ( anche i bianchi sono disabili!?), gli incontri istituzionale e non , le due parti dell’associazione unite nella persona del cosiddetto rappresentante legale , per noi l’amico Mario.
Francesco ed Elena , gli esperti d i C.A.A e non credevamo possibile avere qua qualcuno in grado di progettare un percorso per Zawadi , di far emergere le potenzialita’ di Pio , di consolidare quelle di Peter . Ora abbiamo un computer , dei sensori , dei programmi speciali e per alcuni dei nostri bambini si e’ aperta la porta della comunicazione tra lo stupore di dade , mamme e nonne . L’informatica e’ entrata nel nostro nuovo gazebo e non sappiamo dove ci portera’ , sappiamo pero’ di poter contare su amici esperti che nel lavoro usano allo stesso modo cuore e intelligenza
Patrizio , la mia famiglia d’origine , il “fratellino” piu’ alto di me , il tassello che mancava nella mia seconda esistenza , Patrizio che ci ha ascoltato , consolato col fungo velenoso , Patrizio che vede diversamente le cose perche’ e’ sempre piu’ in alto di noi , Patrizio che ha costruito un legame speciale con Ageni , Patrizio che ha sperimentato la nostra nuova vita e l’ha capita .
Quattro sogni realizzati nello stesso anno , quattro esperienze diverse e uguali , quattro periodi straordinari vissuti nella quotidianita’ , quattro esperienze che bilanciano delusioni , incomprensioni , sofferenze e aspettative deluse.
Falsi amici , persone che abbiamo ospitato e che non dicono neanche grazie , promesse non mantenute, furti , imbrogli , corruzione , stanchezza e solitudine , ma il piatto della bilancia pende dall’altra parte e nel bilancio il segno resta positivo .
Un abraccio
Bruna
Carissimi
Leggo sui quotidiani on line che in Italia ci sarà un caldo africano e mi viene da ridere, forse non abito in Africa perché qui c’e’ freddo, freddo mattutino e serale , freddo da felpa e da due coperte nel letto . Mi dispiace per la vostra Africa , la mia ha un clima molto gradevole, la savana e’ secca , non abbiamo più il prato verde ma stupende bouganville e il cielo e’ sfacciatamente azzurro e blu.
Il clima in casa e’ come quello esterno , sono stati con noi Mario, Rossella e Sara, e’ difficile raccontare l’emozione di avere qua chi da sempre ci segue e che ora porta il peso della responsabilità dell’associazione.
Abbiamo progettato il futuro , aggiustato un po’ il presente , girato per villaggi , incontrato cooperanti e volontari e soprattutto condiviso gli abbracci di Mage , i baci moccolosi di Viki e i preziosi sorrisi di Ageni.
Abbiamo accolto molti pellegrini in terra tanzaniana , li abbiamo accolti col cibo preparato da Rossella , abbiamo ascoltato storie , risposto a domande, ci siamo commossi insieme a loro nel vedere Zawadi scrivere, Salesia camminare a fatica, Piosorridere felice e Imma chiamare tutti mama . Non e’ facile reggere il ritmo di una casa aperta , avere le pareti trasparenti , ascoltare quando si desidera solo dormire ; il turbinio di persone e di parole,a volte, fa desiderare il silenzio , ma quando ci sono gli amici coi quali dividere anche la fatica , tutto diventa più semplice e alla fine c’e’ sempre la certezza che tutto questo e’ impresa di tutti.
Di questo straordinario periodo voglio raccontarvi il corso di formazione e la gita scolastica: mi piacerebbe avere più tempo per mettere in ordine i pensieri e gli avvenimenti, non riesco più a vivere in una dimensione temporale ordinata e logica, probabilmente la mia esistenza sta seguendo linee frattali.
Per la seconda parte del corso di formazione ci siamo trasferiti da Ilula a Mgongo perché Fausta non poteva più garantire la traduzione simultanea , la nuova sistemazione era all’altezza della precedente , le corsiste hanno lavorato con impegno e padre Jose’ e’ stato un prezioso traduttore-mediatore culturale . Sono ritornate le docenti Rosa e Viviana assieme ad una nuova docente Nicoletta, un team notevole, preparato, entusiasta , per noi sono stati giorni un po’ frenetici , alleviati dal vedere le nostre dade far lezione e le corsiste diventare sempre più consapevoli del proprio ruolo e l’azione( inconsapevole) prendere sempre più forma (consapevole) . Il corso rende meno utopico il progetto di far volare il centro con ali africane .
La scuola di Ageni ha organizzato una gita scolastica a Dodoma per assistere ad una seduta del Parlamento , sistemazione africanamente spartana e per Ageni il problema insormontabile legato ai servizi igienici (il classico buco..) . Abbiamo cercato un albergo con strutture per disabili e abbiamo deciso di andare anche noi con Mario , Rossella e Sara : saremmo stati quasi invisibili per tutto il giorno e la sera ci saremmo materializzati per portare Ageni in albergo .
Quando Ageni ha capito che avrebbe potuto andare in gita senza patire l’umiliazione di dover rendere pubblica la sua incontinenza si e’ illuminata tutta e ci ha regalato un meraviglioso sorriso .
Le corriere affittate dalla scuola erano dei veri catorci , issarvi Ageni e’ stata impresa eroica di Lucio . La strada per la capitale e’ sterrata , si scavalcano montagne , si arriva alla diga della centrale idroelettrica , per motivi oscuri e’ vietato fotografare e fermarsi e per transitare occorre un pass che permette l’apertura dei cancelli che chiudono l’unica strada che porta a Dodoma . Misteri dei servizi segreti tanzaniani ? ricordi della guerra fredda? Paura di attentati? Noi abbiamo obbedito al divieto ma un poliziotto ci ha accusato di aver fotografato e ci ha portato nella stazione di polizia , sperduta nella savana . pensieri foschi e un po’ romanzeschi : sequestrati 5 italiani accusati di spionaggio , chissà quanto dovremo pagare di tangente , siamo ostaggi , forse e’ scoppiata la guerra tra l’Italia e la Tanzania . mi sono trasformata in diplomatica , veste che mi sta un bel po’ stretta e tra blandizie, sorrisi, verità che sembravano bugie e bugie che sembravano verità ho ottenuto gratis la nostra liberazione , accompagnata persino dalle scuse del poliziotto capo . Noi siamo arrivati a Dodoma nel primo pomeriggio , Ageni e compagne di scuola in serata perché la corriera si e’ rotta tre volte , la sera la prima sorpresa : l’albergo non ha barriere architettoniche nei luoghi comuni ma e’ impossibile entrare in bagno con la sedia a rotelle . Risolviamo tutti i problemi logistici e ci godiamo la cena di compleanno di Mario . Il giorno dopo assistiamo increduli alla disorganizzazione dei docenti tanzaniani , provando comunque una grande invidia perché in tre accompagnano 140 studentesse e nessuna si perde , nessuna brontola ; davanti al parlamento studenti da tutta la Tanzania e silenzio rispettoso , un silenzio di cui noi abbiamo perso memoria .
A noi non e’ consentito entrare , ci trasformiamo in turisti in un luogo dove di turistico non c’e’ nulla e ce la caviamo benissimo , Lucio ed io ci godiamo la giornata con gli amici e una rara dimensione di coppia .
Un abbraccio
Bruna
Carissimi
Il tempo misurato secondo le regole del Sistema Internazionale riserva ben poche sorprese , se e’ vissuto ha un andamento imprevedibile e non lineare ; immersa nel mio tempo irregolare, non mi sono accorta che non vi scrivo da mesi e oggi provo a ridare un senso lineare al trascorrere dei miei giorni . Quest’anno molti sogni ,che sembravano irrealizzabili, si sono concretizzati e molti progetti che sembravano gia’ concretizzati sono rimasti semplici pensieri , che ogni tanto riemergono conditi di rimpianto e di amarezza .
Sogni realizzati : sono venuti nella casa con le ali un neuropsichiatra infantile , il presidente della Nyumba Ali , esperti di C.A.A e mio fratello , da gennaio ad ottobre queste persone si sono davvero materializzate e hanno condiviso cibi , pensieri , sogni , delusioni ,risate ,pianti , strade dissestate , cieli stellati , sorrisi , parole incerte , lacrime , canzoni.
Francesco B. ci ha tolto molte illusioni sul futuro di Viki e di alcuni bambini del centro , ma ci ha regalato la consapevolezza , ci ha aiutato a guardare negli occhi la malattia mentale e ad averne meno paura , abbiamo imparato nuove parole incarnate per sempre nei volti dei nostri bambini , abbiamo imparato ad accettare sentenze inappellabili , siamo diventati piu’ adulti anche se questa parola applicata a noi puo’ far ridere , piu’ che adulti anagraficamente,e non solo, siamo vecchi.
Mario, Rossella e Sara: le tombole e le lotterie , gli incontri nelle scuole , il passato , il presente e il futuro dell’associazione . Viki che faceva da guida a Mario , Mario che incantava Viki , le torte di Rossella ,la sua sensibilita’ , il sorriso speciale di Sara , la gita a Dodoma , gli abitanti di Iringa stupiti del bianco cieco che si muoveva come se ci vedesse ( anche i bianchi sono disabili!?), gli incontri istituzionale e non , le due parti dell’associazione unite nella persona del cosiddetto rappresentante legale , per noi l’amico Mario.
Francesco ed Elena , gli esperti d i C.A.A e non credevamo possibile avere qua qualcuno in grado di progettare un percorso per Zawadi , di far emergere le potenzialita’ di Pio , di consolidare quelle di Peter . Ora abbiamo un computer , dei sensori , dei programmi speciali e per alcuni dei nostri bambini si e’ aperta la porta della comunicazione tra lo stupore di dade , mamme e nonne . L’informatica e’ entrata nel nostro nuovo gazebo e non sappiamo dove ci portera’ , sappiamo pero’ di poter contare su amici esperti che nel lavoro usano allo stesso modo cuore e intelligenza
Patrizio , la mia famiglia d’origine , il “fratellino” piu’ alto di me , il tassello che mancava nella mia seconda esistenza , Patrizio che ci ha ascoltato , consolato col fungo velenoso , Patrizio che vede diversamente le cose perche’ e’ sempre piu’ in alto di noi , Patrizio che ha costruito un legame speciale con Ageni , Patrizio che ha sperimentato la nostra nuova vita e l’ha capita .
Quattro sogni realizzati nello stesso anno , quattro esperienze diverse e uguali , quattro periodi straordinari vissuti nella quotidianita’ , quattro esperienze che bilanciano delusioni , incomprensioni , sofferenze e aspettative deluse.
Falsi amici , persone che abbiamo ospitato e che non dicono neanche grazie , promesse non mantenute , furti , imbrogli , corruzione , stanchezza e solitudine , ma il piatto della bilancia pende dall’altra parte e nel bilancio il segno resta positivo .
Un abbraccio
Bruna
Carissimi Due storie che spero vi aiutino a reggere la situazione italiana , due storie che non so se saranno a lieto fine , so che sono a lieto principio. Ricordate Monica , la sorella minore di Mage? l’abbiamo ritrovata (lettera del 28 settembre 2008), persa, ritrovata, ha avuto un bambino e ogni tanto compariva per salutare . |
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La zia e’ stata d’accordo subito e cosi’ Monica ora vive con suo figlio in una stanza in affitto, frequenta la stessa scuola della sorella di Zula e il sabato si siede in veranda a fare esercizi di aritmetica, che poi io correggo . Salesia e’ il nome di una bambina di un villaggio lontano da Iringa, Salesia e’ figlia di una donna disabile fisica e mentale, Salesia e’ la fotocopia della madre anche nella disabilita’ . Da tempo le volontarie di Alm ci chiedono di intervenire , da tempo noi diciamo che non siamo in grado di ospitare una quarta bambina disabile , che il villaggio e’ troppo lontano per pensare al centro diurno , insomma da tempo tergiversiamo nella speranza di trovare una soluzione. Ci portano la bambina e quegli occhi ci costringono a trovare una soluzione : per alcuni mesi vivra’ da un parente a Iringa e noi cercheremo di insegnarle a camminare . |
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Salesia si trasferisce con la mamma dal parente che, dopo pochi giorni, le caccia. Non so cosa fare , Salesia e’ dolcissima , una piccola creaturina che sembra chiedere scusa di essere nata, lo so che non possiamo aiutare tutti quelli che incontriamo, lo so che non e’ responsabilita’ mia se non ci sono strutture, lo so che devo ragionare prima di buttarmi nelle imprese, lo so che il destino di Salesia non e’ solo affar mio, ascolto sempre la mia voce ragionevole , ma io non voglio mica aiutare tutti, io adesso voglio aiutare solo Salesia , non mi pare di chiedere troppo, e’ una bambina, non e’ cento bambini!Vado in palestra , mi siedo sul materasso , guardo le dade e dico “cosa facciamo? Salesia deve tornare al villaggio “ e dada Zula dice “la ospito io” . |